People in mind, l'arte per abbattere lo stigma sulla salute mentale

Creatività e impegno sociale contro il pregiudizio: 477 opere e 24 premi ad artisti e operatori del Terzo Settore
09 MARZO 2021 2 MINUTI DI LETTURA

 

QUASI 500 opere d’arte per combattere lo stigma che avvolge la salute mentale. Un velo che fa temere pregiudizi su un male nascosto, quasi trasparente, che colpisce milioni di persone. Un problema che il coronavirus ha fatto aumentare ancora con 150 mila casi nuovi attesi quest’anno solo di depressione, accanto a stati di ansia, insonnia e disturbi psichici più importanti. Un piccolo passo per far emergere storie sconosciute di pazienti e operatori che ogni giorno vivono con loro la malattia. E’ questo lo scopo della seconda edizione del concorso People in mind 2020, voluto da Lundbeck Italia con il patrocinio del World Mental Health Day, dell’Ambasciata di Danimarca e delle principali società scientifiche e associazioni che operano nel settore. L’iniziativa cerca di abbattere i muri psico-sociali ridando così dignità a chi è guardato con diffidenza, sospetto, paura, pregiudizio.

I danni del Covid.

“L’emergenza Covid ha avuto un impatto importante su pazienti con patologia psichiatrica con un aumento e peggioramento del disagio mentale, ma anche sulla popolazione generale determinando un trauma collettivo a differenti livelli: personale, con lo sviluppo di problemi psicologici, economico per l’insicurezza finanziaria, sociale a seguito dell’isolamento, della precarietà dei rapporti interpersonali, dei conflitti anche in ambito familiare – causa primaria di reattività e stress elevato. Il prolungamento del disagio sta incrementando soprattutto casi di depressione maggiore, attacchi di panico, disturbi d’ansia e del sonno, in particolare insonnia”, spiega Eugenio Aguglia, presidente Società Italiana di Psicopatologia.

Oltre la malattia verso la speranza.

Secondo Aguglia in questo contesto si consolida lo stigma che ruota intorno al disagio mentale e per questo è prioritario “promuovere una nuova cultura in grado di recepire e rispettare la malattia mentale come la sua sofferenza, potenziare la dimensione della speranza”. Sono preziosi progetti che come People in mind riescono a stimolare la creatività dei pazienti e dei loro care giver. “Dobbiamo vedere nel paziente non il deficit, il minus, ma le aree vitali e creative, il plus, la risorsa che ‘grida’ aiuto e bisogno di sviluppo, è cogliere il significato e l’appello dei sintomi. Ancora, non espressione di ‘malattia’, bensì di una ricerca del sé, caotica ma creativa. Ciò implica però che lo psichiatra attinga alla propria creatività, che muti il suo ‘sguardo’ su di sé, mutandolo così anche verso l’altro. Dobbiamo avere anche una comprensione non ‘medica’ della psiche, passando da organo, basato sull’attività cerebrale, a persona, intesa come modo d’essere, corporeità, storia di vita e contesto relazionale-ambientale”, aggiunge Marco Alessandrini, presidente Associazione esplorazioni psicoanalitiche.

Il terzo settore

E in questa prospettiva l’arte assume un ruolo centrale. L’iniziativa ha messo insieme pittura, disegno, fotografia, fumetto per parlare dei disagi della mente. Ma People in mind ha anche aperto una candidatura per il terzo settore, per valorizzare l’impegno delle associazioni che quotidianamente operano sul territorio, mettendo al centro di ogni azione le persone con disturbi mentali e/o i loro cari. Venti i progetti valutati da una giuria di esperti, in linea con le 3 aree tematiche del concorso di carattere socio-assistenziale: 11 progetti finalizzati al reinserimento dei pazienti nella società, 6 al supporto a pazienti nella fase di presa in carico e 3 per la formazione e sostegno ai caregiver. 

New light: (We are) In this Together di Matteo Baldi 

“Dentro e dietro ogni intervento di salute mentale c’è la volontà di dare ‘libero sfogo’ al talento, compreso quello artistico, della persona affetta dal disturbo psichico, esaltando l’emozione, positiva, che lo muove nell’intento di abbattere e troncare le catene del pregiudizio che ancora ruotano attorno a queste malattie. Un dovere, non solo un impegno, nel dare ‘libera voce’, finalmente dichiarata, a pazienti, familiari e operatori e a tutti gli osservatori della salute mentale”, spiega Massimo Di Giannantonio, presidente Società Italiana di Psichiatria.